lunedì 9 dicembre 2019

#10 PROVERBIO



'' Quando la ciociara se marita, a chi ci da ju spago e a chi la ciocia!
Quando la ciociara sa maritata, ju spago è rutto e la ciocia è sfunnata!!! ''

Quando la ciociara si sposa, chi le da lo spago e chi la ciocia!
Quando la ciociara si è sposata, lo spago è rotto e la ciocia sfondata!!!

martedì 26 novembre 2019

#8 LA COSA

LE CIOCIE


Ho scelto la ciocia, o meglio con il suo termine più musicale la ''chiochia'', come oggetto rappresentante del luogo in esame in quanto essa ha lasciato un impronta  significativa nel passato e nella cultura della città. La ciocia non è una semplice calzatura. è simbolo del modello contadino che ha contraddistinto  per secoli l'economia della provincia, e del clima bucolico in cui gli antenati conducevano la loro vita semplice e parsimoniosa. La sua importanza a livello culturale è riscontrabile dal nome, da essa derivante, attribuito a tutta la provincia di Frosinone: ''CIOCIARIA''.


Il termine ciocia si può trovare al plurale con o senza la 'i', dunque sono corrette entrambe le espressioni 'ciocie' o 'cioce'.

giovedì 21 novembre 2019

#7 IL FILM

PRIGIONIERO DELLA MIA LIBERTA'


Un film ad opera di Rosario Errico girato nella valle del Liri e nelle città limitrofe quali Sora e Broccostella. Riconosciuto come film di interesse culturale ha portato grande lustro ad Isola del liri e a tutta la Ciociaria. Si tratta di un action thriller della durata di 83 minuti in cui si possono ammirare numerosi scorci della città, tra cui la cascata Grande e artisti di alto livello, attori come Jordi Mollà, Martina Stella, Andres Gil, Marco Leonardi, Antonella Ponziani.
La pellicola, che ha come protagonista un architetto costretto al carcere poiché vittima di un errore giudiziario, è interamente incentrata sulla ricerca della verità in difesa della propria liberta.





TRAILER ufficiale su : https://www.prigionierodellamialiberta.com/

mercoledì 20 novembre 2019

#6 IL NOME DEL LUOGO

ETIMOLOGIA 


Il nome della città Isola del Liri è strettamente legato alla conformazione geografica di quest'ultima.
Essa infatti si presenta come un'isola formatasi fra la biforcazione del fiume Liri in due rami che la circondano. I due bracci del fiume si incontrano poi all'altezza del castello Boncompagni-Viscogliosi dove danno luogo alle due famose cascate : cascata Grande e cascata del Valcatoio.
Il primo nome dell'isola, attibuitogli nel Medioevo fu Insula Filiorum Petri, cioe isola dei figli di Pietro, Gastaldo di Sora. Le frequenti incursioni dei saraceni nella Valle del Liri indussero gli amministratori Gastaldi a fortificare la citta che rimase legata alle sorti si Sora fino all'età napoleonica. Dal 1863 fu chiamata ufficialmente isola di Sora, fino al 1869 quando ottenne il suo nome attuale.


Cenni storici sono reperibili al link:

martedì 19 novembre 2019

#5 IL MITO

MITO DI MARICA 



La dea Marìca, protettrice della natura e degli animali, ninfa delle acque e delle paludi, è particolarmente legata al fiume Liri e in onore di ciò, sulla collina della città, si erige il castello ad essa dedicato. La leggenda narra che la divinità puniva severamente tutti coloro che osavano violare il bosco sacro sulla collina della Torre, luogo dove prosperava rigogliosa la flora in tutte le sue forme  e abitavano animali di diverse specie. Chi profanava il bosco veniva trasformato in masso.





LINK DI RIFERIMENTO:







giovedì 24 ottobre 2019

#4 CITAZIONI



      1.CITAZIONE

Una ampia descrizione della citta di Isola del Liri è riportata nel De legibus di Marco Tullio Cicerone.
In particolar modo Cicerone, nato in prossimità della confluenza del fiume Fibreno nel Liri, celebra la l'amenità di questo fiume e della sua terra natia.
La sua casa natale era proprio la villa su cui è edificata la Basilica di San Domenico Abate, e di cui vi è memoria in una lapide scolpita a futura memoria sulla parte sinistra della facciata esterna.


«I. [1] Attico: - Dal momento che già abbiamo passeggiato abbastanza e tu devi iniziare un altro discor
so, vuoi che cambiamo posto e nell'isola che è nel Fibreno - credo sia questo il nome di quell'altro braccio del fiume - proseguiamo la conversazione, mettendoci a sedere ? Marco: - Certamente; molto volentieri infatti io mi fermo in quel posto, sia quando sono intento ad elaborare qualche progetto solo con me stesso, sia quando scrivo o leggo qualcosa. [2] Attico: - Quanto a me, che sono venuto qui proprio in questa stagione, non sono stanco di saziarmene, ed al confronto mi sembrano un nulla le magnificenze delle ville ed i pavimenti di marmo ed i soffitti a cassettoni ... ... Chi non sorriderebbe soddisfatto dopo aver visto questo paesaggio? Come tu poco fa discutendo di legge e di diritto riconducevi tutto alla natura, così anche in queste cose, che sono apprezzate per la distensione e la gioia dell'animo, quella che domina è la natura. Per questo io prima mi stupivo, pensando che in questi luoghi non vi fossero altro che rocce e montagne, ed a ciò mi spingevano le tue orazioni ed i tuoi versi. Mi stupivo, come ho detto, che tu provassi tanto godimento in questi luoghi; ora invece mi stupisco che durante le tue assenze da Roma tu possa stare in qualche altra località. [3] Marco: - Ma io, quando posso assentarmi per parecchi giorni, specialmente in questa stagione, vengo sempre a cercare l'amenità e la salubrità di questi posti, e purtroppo ciò mi è consentito molto raramente. Comunque mi dà motivo di allegria un'altra ragione ancora, che non ti riguarda da vicino, Tito. Attico: - E qual è mai questa ragione? Marco: - A dire il vero, questa è la patria comune mia e di mio fratello; infatti noi qui discendiamo da un antichissimo ceppo, sono qui le tradizioni religiose, qui la stirpe, qui molte tracce dei nostri antenati. Cos'altro? Ebbene, guarda questa villa, così com'è adesso, ristrutturata più riccamente per l'interessamento di nostro padre, ìl quale, a causa della salute malferma, qui trascorse quasi tutta la sua vita nelle occupazioni letterarie. Sappi che io sono nato proprio qui, quando era ancora in vita mio nonno e la villa era piuttosto piccola, secondo l'usanza antica, come quella di Curio in Sabina. Per questo c'è, nascosto nel profondo del mio animo e dei miei sentimenti, qualcosa di indefinibile, per cui questo luogo mi è ancora più caro, se è vero che anche quel famoso eroe molto saggio, per rivedere Itaca, è scritto che abbia rinunziato all'immortalità.»

«
II. [4] Attico: - Noi infatti, non so perché, siamo commossi da quei luoghi, i quali conservano le tracce di coloro che amiamo o ammiriamo... Perciò d'ora in poi amerò ancora di più questo luogo dove sei nato. Marco: - Sono lieto di averti mostrato quella che è quasi la mia culla.»

«III. [6] Attico: -  Ma siamo arrivati all'isola. Davvero nulla vi potrebbe essere

di più ameno. Infatti il Fibreno è tagliato quasi come da un rostro e, diviso
in due rami eguali, lambisce questi fianchi e scorrendo velocemente in un 
attimo confluisce in un unico braccio, abbracciando tanto di quel terreno che
sarebbe sufficiente per una palestra di medie dimensioni. Subito dopo, come
se questo fosse suo compito e dovere, di costruirci cioè un posto per la nostra
discussione, si getta nel Liri, e, quasi come se fosse entrato in una famiglia 
patrizia, abbandona il suo nome piuttosto oscuro, e rende il Liri molto più
fresco. Infatti io non ho mai toccato acqua più fresca di questa, pur avendone
provate molte, al punto che a mala pena posso provarla col piede, come fa
Socrate nel Fedro di Platone.» 


Marco Tullio Cicerone, ''De legibus'',         : 52 a.C, leg. 2,1-7 


    2. CITAZIONE

Il fiume liri viene menzionato per due volte anche da Dante Alighieri nella
Divina Commedia, definendolo il fiume Verde.
La prima, nel Canto III del Purgatorio, durante il dialogo fra Dante e 
Manfredi di Svezia che esprime il desiderio di rivelare a sua figlia il suo 
stato ultraterreno. Egli infatti si pentiì dopo essere stato colpito a morte e
la grazia divina lo perdonò, tuttavia il vescovo ignaro della sua redenzione 
ordino di trasportare il suo corpo 'a lume spento' lungo il fiume Liri. 
Di seguito è riportato il brano:

 Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,                       

l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.                               

Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde,
dov’e’ le trasmutò a lume spento.
   

                                                                            (Purgatorio, III, 124-132)

La seconda menzione si ha, invece, nel Canto VIII del Paradiso, quando 
Carlo Martello, si presenta avvolto completamente di luce, come il signore
atteso nella terra di Provenza, solcata dai fiumi Rodano e Sorga, e in Italia
meridionale, dove sorgono le citta di Bari, Gaeta e Catona e dove scorrono
i fiumi Tronto e Liri. Ecco il brano:



Assai m’amasti, e avesti ben onde;




che s’io fossi giù stato, io ti mostrava
di mio amor più oltre che le fronde.                                

Quella sinistra riva che si lava
di Rodano poi ch’è misto con Sorga,
per suo segnore a tempo m’aspettava,                         




e quel corno d’Ausonia che s’imborga
di Bari e di Gaeta e di Catona
da ove Tronto e Verde in mare sgorga.  
 
                                                                                   (Paradiso, VIII, 61-63)


                                                                       
Dante Alighieri, Divina Commedia: 1321


FONTI:








                                                                     


#3 IL LIBRO

Nel dialogo introduttivo del Libro I viene celebrata l'isola che è nel Fibreno. Il dialogo ha come interlocutori Cicerone stesso e l’amico Attico ed è ambientato nella villa di Arpino, nei pressi del fiume Liri; particolare risalto con toni lirici Cicerone conferisce alla natura, come cornice del dialogo.

domenica 20 ottobre 2019

#2 LE COSE

  
LE CIOCE





Le cioce sono antiche calzature che indossavano contadini e pastori, sia uomini che donne; grazie alla loro praticità e flessibilità restavano ben ancorate alla gamba, adattandosi cosi alle varie tipologie di lavoro senza ostacolare il movimento durante il lavoro. Attualmente hanno perso la loro funzione, ma è ancora possibile vederle in occasione di feste di paese ed eventi folkloristici per rivivere le tradizioni del passato. Anche gli zampognari (suonatori di zampogna) che ancora itinerano nella Ciociaria,  indossano i costumi tipici con le cioce.


Realizzate in cuoio, così in miniatura
possono essere appese in casa
come ornamento.






LA LANA


Isola è bagnata da due fiumi : il Liri e il Fibreno, diventati importanti e fondamentali per lo sviluppo industriale di questo territorio, che vide sorgere numerose cartiere, lanifici e feltrifici. Infatti l’acqua di questi due fiumi non permette la produzione di microorganismi animali e vegetali perchè ha una temperatura piuttosto bassa. Quindi si può considerare “pulita” e perciò adatta a lavorare i panni di lana attraverso “la follatura”. La lana infatti non ha un tessuto chiuso e per compattare la sua tramatura larga la si immergeva nell’acqua, si pressava (follava) con dei colpi di maglio anch’esso azionato dall’acqua. In questo modo i panni di lana diventavano compatti “sodi”. Gli operai che avevano questa mansione venivano chiamati “fulloni”.




I fiori di cardo rappresentano un primordiale strumento per lavorare la lana, erano infatti utilizzati per la cardatura (districazione e pulizia della lana)




Durante il periodo napoleonico si conobbero le particolarità e le potenzialità di questo territorio. Arrivarono così importanti famiglie “illuminate” con idee e progetti all’avanguardia. Guidati dagli ideali illuministi e positivisti, diffusero metodologie di lavoro basati sul rigore scientifico e su nuove tecnologie.
Le cascate italiane del luogo come: i Ciccodicola, i Viscogliosi, i Simoncelli e i Polsinelli seguirono l’esempio dei francesi, diventando anch’essi degli innovatori e insieme contribuirono al poderoso sviluppo industriale di Isola del Liri che si trasformò da piccolo centro rurale a polo industriale.


I CANNELLI
                                                                                                       





Matassa di filo che usciva dalla filatrice, veniva poi avvolta a dei cannelli collocati in una macchina


Inizialmente la lana si districava
e puliva con i cardi (cardatura).
Successivamente si passò ad usare
una piccola cardatrice manuale per
uso domestico




Nel 1830 un meccanico francese Enrico Mignot, che dirigeva un’officina meccanica presso il lanificio Lambert-Polsinelli meccanizzò il processo di cardatura della lana, costruendo un rullo a cui erano fissati una serie di fiori di cardo, spinto dalla forza motrice dell’acqua. Ma questa prima forma
di automazione non fu ben vista dagli operai che rimanevano privi del loro lavoro manuale. Per questo durante una protesta i macchinari furono buttati nel fiume Liri.                                                                



 CARTOLINA POSTALE 1912




Cartolina postale del 1912, a destra si può osservare l’antico lanificio dei Fratelli Ippolito e nel mezzo la Cascata Grande. Con il suo salto di 27 metri, questa cascata si trova nel centro storico del paese .  Molti viaggiatori italiani e stranieri vennero in visita attratti dalla bellezza veramente unica delle tre Cascate esistenti, tutte all’interno del perimetro urbano. I. Bidault (1790) dipinse il paesaggio di Isola del Liri , esposto a Parigi presso il Museo del Louvre.

                                   


Jean-Joseph-Xavier Bidauld: Vue de l’île de Sora dans le royaume de Naples (1793),
olio su tela (113 x 144 cm). Conservato presso il Museo del Louvre a Parigi



LOCANDINE PUBBLICITARIE


Dopo l’unità d’Italia le industrie laniere entrarono in crisi causa le nuove regole, leggi e dazi. Furono così trasformati stabilimenti per la produzione di pasta di legno (cellulosa dei pioppi) e per la realizzazione della carta e supoi derivati. Giunsero da Amalfi, Vietri, Urbino, Bologna e Fabriano numerosi mastri cartai che trovarono ad Isola del Liri un territorio accogliente e adatto alle loro attività. 
Il primo cartaio di cui si hanno notizie storiche fu Ottaviano Petrucci di Fossombrone, che fu anche il primo stampatore di musiche in Italia. Nell’Ottocento Isola, attraverso lo sviluppo delle cartiere, si trasformò in una città cosmopolita ed aperta al mondo perché arrivarono persone da tutta l’Europa in cerca di lavoro portando con sé usanze, lingua e tradizioni.



Tra le produzioni delle numerose cartiere si possono trovare eleganti copertine di quaderni e locandine pubblicitarie.

I ''GUARIGL''

Cestini realizzati artigianalmente in dialetto isolano “guarigl”

LA CONCA

     Conca realizzata con il rame. Anticamente c’era la bottega del ramaio 
  che realizzava vasi,  pentole e tutte le suppellettili della cucina.



   

    La cannata, realizzata in terracotta, serviva 


      per andare a prendere l'acqua alla fonte.


Vasi, bugie e soprammobili realizzati con 
il ferro e il rame delle armi lasciate dai
tedeschi dopo la seconda guerra mondiale. 


''GL STRUMMELE''


La trottola (gl strùmmele) in legno con punta in ferro che si lancia con lo spago (zagàglia) avvolto nelle scanalature della parte conica. Un gioco del dopoguerra che avevano tutti i ragazzini. La bravura stava nel farlo girare il più a lungo possibile.



























#33 SINTESI FINALE

Il mondo delle ciocie è infinitamente vasto e variegato, in questo blog si è compiuto un viaggio storico-culturale che ha avuto inizio d...