LE CIOCE
Le cioce sono antiche calzature che indossavano contadini e pastori, sia uomini che donne; grazie alla loro praticità e flessibilità restavano ben ancorate alla gamba, adattandosi cosi alle varie tipologie di lavoro senza ostacolare il movimento durante il lavoro. Attualmente hanno perso la loro funzione, ma è ancora possibile vederle in occasione di feste di paese ed eventi folkloristici per rivivere le tradizioni del passato. Anche gli zampognari (suonatori di zampogna) che ancora itinerano nella Ciociaria, indossano i costumi tipici con le cioce.
Realizzate in cuoio, così in miniatura
possono essere appese in casa
come ornamento.
LA LANA
Isola è bagnata da due fiumi : il Liri e il Fibreno, diventati importanti e fondamentali per lo sviluppo industriale di questo territorio, che vide sorgere numerose cartiere, lanifici e feltrifici. Infatti l’acqua di questi due fiumi non permette la produzione di microorganismi animali e vegetali perchè ha una temperatura piuttosto bassa. Quindi si può considerare “pulita” e perciò adatta a lavorare i panni di lana attraverso “la follatura”. La lana infatti non ha un tessuto chiuso e per compattare la sua tramatura larga la si immergeva nell’acqua, si pressava (follava) con dei colpi di maglio anch’esso azionato dall’acqua. In questo modo i panni di lana diventavano compatti “sodi”. Gli operai che avevano questa mansione venivano chiamati “fulloni”.
I fiori di cardo rappresentano un primordiale strumento per lavorare la lana, erano infatti utilizzati per la cardatura (districazione e pulizia della lana)
Durante il periodo napoleonico si conobbero le particolarità e le potenzialità di questo territorio. Arrivarono così importanti famiglie “illuminate” con idee e progetti all’avanguardia. Guidati dagli ideali illuministi e positivisti, diffusero metodologie di lavoro basati sul rigore scientifico e su nuove tecnologie.
Le cascate italiane del luogo come: i Ciccodicola, i Viscogliosi, i Simoncelli e i Polsinelli seguirono l’esempio dei francesi, diventando anch’essi degli innovatori e insieme contribuirono al poderoso sviluppo industriale di Isola del Liri che si trasformò da piccolo centro rurale a polo industriale.
I CANNELLI
Matassa di filo che usciva dalla filatrice, veniva poi avvolta a dei cannelli collocati in una macchina
Inizialmente la lana si districava
e puliva con i cardi (cardatura).
Successivamente si passò ad usare
una piccola cardatrice manuale per
uso domestico
Nel 1830 un meccanico francese Enrico Mignot, che dirigeva un’officina meccanica presso il lanificio Lambert-Polsinelli meccanizzò il processo di cardatura della lana, costruendo un rullo a cui erano fissati una serie di fiori di cardo, spinto dalla forza motrice dell’acqua. Ma questa prima forma
di automazione non fu ben vista dagli operai che rimanevano privi del loro lavoro manuale. Per questo durante una protesta i macchinari furono buttati nel fiume Liri.
CARTOLINA POSTALE 1912
Cartolina postale del 1912, a
destra si può osservare l’antico lanificio dei Fratelli Ippolito e nel mezzo la Cascata Grande. Con il suo salto di 27 metri, questa cascata
si trova nel centro storico del paese .
Molti viaggiatori italiani e stranieri vennero in visita attratti dalla
bellezza veramente unica delle tre Cascate esistenti, tutte all’interno del
perimetro urbano. I. Bidault (1790)
dipinse il paesaggio di Isola del Liri , esposto a Parigi presso il Museo del
Louvre.
Dopo l’unità d’Italia le industrie laniere entrarono in crisi causa le nuove regole, leggi e dazi. Furono così trasformati stabilimenti per la produzione di pasta di legno (cellulosa dei pioppi) e per la realizzazione della carta e supoi derivati. Giunsero da Amalfi, Vietri, Urbino, Bologna e Fabriano numerosi mastri cartai che trovarono ad Isola del Liri un territorio accogliente e adatto alle loro attività.
Il primo cartaio di cui si hanno notizie storiche fu Ottaviano Petrucci di Fossombrone, che fu anche il primo stampatore di musiche in Italia. Nell’Ottocento Isola, attraverso lo sviluppo delle cartiere, si trasformò in una città cosmopolita ed aperta al mondo perché arrivarono persone da tutta l’Europa in cerca di lavoro portando con sé usanze, lingua e tradizioni.
Tra le produzioni delle numerose cartiere si possono trovare eleganti copertine di quaderni e locandine pubblicitarie.
I ''GUARIGL''
Cestini realizzati artigianalmente in dialetto isolano “guarigl”
LA CONCA
Conca realizzata con il rame. Anticamente c’era la
bottega del ramaio
che realizzava vasi,
pentole e tutte le suppellettili della cucina.
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La cannata, realizzata in terracotta, serviva
per andare a prendere l'acqua alla fonte.
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Vasi, bugie e soprammobili realizzati con
il ferro e il rame delle armi lasciate dai
tedeschi dopo la seconda guerra mondiale.
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''GL STRUMMELE''
La trottola (gl strùmmele) in legno con punta in ferro che si lancia con lo spago (zagàglia) avvolto nelle scanalature della parte conica. Un gioco del dopoguerra che avevano tutti i ragazzini. La bravura stava nel farlo girare il più a lungo possibile.